sabato 7 giugno 2025

Il ciliegio di Casa Gemma e le sue stagioni

 Il ciliegio di casa Gemma















                                        



Ogni casa è uno spazio sacro
Respira di storia e di calore.
Durante la primavera casa Gemma ha colori e profumi di fiori
Li annuso seduta sotto al vecchio ciliegio piantato insieme a nonno Romano.
Era un uomo coraggioso e divertente.
Non si scoraggiava mai e vestiva sempre bizzarro, con ampie camicie a quadretti.
Me lo ricordo ancora con la sua folta capigliatura bianca sempre scompigliata.
Lui era un creativo  e viveva con mia nonna che non amava il suo disordine stravagante  ma prediligeva l'ordine.
Erano una coppia strana: diversi ma complementari e pur differenti si amavano molto.
Un giorno che il sole era alto, arrivò a casa Gemma zoppicando e mi regalò, quella pianta di ciliegio.
Io avevo otto anni.
Con fatica, ha scavato insieme a me un buco profondo e lo ha sistemato in terra.
"Ti vedrà ragazza, amare e poi donna con famiglia" mi disse con un sorriso "Ti  accarezzerà e vedrà crescere, stagione dopo stagione"




All'epoca ero piccina e pensavo che lui sarebbe sopravvissuto a sufficienza per vedere tutto questo di me e con me.
Crescendo si scopre che le persone non sono stagioni del mondo, hanno un loro tramonto.
Conservo caro quel ricordo nel cuore.
I rami del vecchio ciliegio, oramai invecchiato con me, riparano dal sole e dalla pioggia e donano sempre frutti e fiori colorati di intenso.
Ha radici profonde.
Le immagino Camminare sotto terra e andare oltre al visibile.
Trasmetto a mia figlia quell'amore che mi fu dato e quei ricordi di un nonno che ha lasciato come  seme di sé il suo prezioso  sorridere alla Vita
Condivido con gli amici più cari, l'abbondanza di quel ciliegio da quasi 50 anni e ogni stagione, con la sua presenza viva, racconta storie di legami del cuore.

per informazioni
👇

 
 

mercoledì 4 giugno 2025

Il Cammino: educazione al Ben-essere. Camminamenti nei pressi di Casa VACANZE GEMMA a Cividale del Friuli

Casa vacanze Gemma è situata nei pressi di Cividale del Friuli 

In zona ci sono molti camminamenti che invitano al movimento lento prima interiore e poi esteriore , osservando la bellezza  del paesaggio e nutrendosi di esso, come fonte di Ben-Essere 

                                                                        👇                                                                                                                                                                                            CLICCA  IL LINK

CAMMINAMENTI IN CIVIDALE DEL FRIULI



Imparare a camminare è imparare a vivere e

e a costruire una relazione prima di tutto con se stessi .

Il cammino rappresenta un’esperienza umana, relazionale e spirituale profonda.
Può rappresentare un vero laboratorio educativo di cura e favorire
la ricerca di se stessi, dei propri angoli bui e luminosi attraversando a piedi percorsi brevi e, magari, se siamo fortunati, panoramici .
L’esperienza del camminare si nutre del “qui e ora” vissuto come ricca possibilità di presenza mentale.
La persona lungo il cammino può contattare le sue risorse, lasciando andare stress e tensione emotiva.
La natura con la sua bellezza può proporre immagini , esperienze nuove , alla luce delle quali,  apprendere efficaci modi di rivedere le proprie esperienze esistenziali.
Io stessa , in questo anno pandemico, ne ho sperimentato la bellezza e l’efficacia sul corpo , mente ed emozioni.
Incamminarsi , prefiggersi una meta, superare i propri limiti , svuotare la mente da pensieri pesanti sono alcuni dei benefici che regala questa esperienza, nata con l’uomo




I propri passi in movimento possono far  riacquistare nuova energia e favorire un buon riposo dopo una sana stanchezza motoria.
Camminare, inoltre, favorisce il pensiero creativo, apre a nuove possibilità , strategie e idee , libera  l’immaginazione e la fantasia
La natura ci invita ad uno sguardo semplice, essenziale ma totale
A noi riempirci della sua “ bellezza “ che non conosce  nella sua accezione, la dualità, scissione ma contempla tante sfumature possibili.





Nietzsche scriveva “Tutti i più grandi pensieri sono concepiti mentre si cammina” e
R. Tagore “ Camminare, è ad ogni passo, un incontro con noi stessi “




 



mercoledì 22 gennaio 2025

La piccola biblioteca di casa vacanze Gemma a Cividale del Friuli : Vecchi libri di fiabe e più recenti al servizio del benessere immaginale di grandi e piccini



Casa vacanze Gemma è stata immaginata, anni fa, per onorare le radici famigliari che affondano origini lontane nel tempo, in un territorio ricco di storia e di avvenimenti qual'è il Friuli Venezia Giulia e la  cittadina di Cividale del Friuli  da dicembre 2024 annoverata  tra i borghi più belli d'Italia

La casetta che ospita l’appartamento a disposizione dei turisti  che si trova al piano terra ed ha cura per le esigenze di gioco ed esperienza educativa dei bambini , ha una facciata molto antica  o come suggerisce qualche bimbo, ricorda molto una "casetta delle fiabe"




All’interno dell’appartamento vi è una biblioteca prevalentemente  dedicata ai bambini con fiabe recuperate dai mercatini , dai miei nonni, e altre più recenti , albi  figurati e narrazioni fantasiose per ogni gusto.

Non mancano i libri  che più ho amato da bambina ovvero Pippy Calzelunghe , Heidi, Le filstrocche di Rodari, etc 







Tra le scaffalature di legno,  scopriamo anche Libri  che raccontano di leggende popolari locali  e descrivono i folletti o gli  abitanti del bosco. Qualche autore li descrive come li avesse visti davvero! 



Lo spazio di esplorazione di un libro cartaceo resta ancora una" esperienza sensoriale"  in cui credo, che apporta benessere e possibilità di apprendimento non solo per i bambini ma anche per i loro genitori , compresa la “relazione”  tra generazioni che un testo permette 



Scopro  nei momenti di ospitalità ,bambini sedersi in giardino e sfogliare i testi; altri cercare di riprodurre le immagini con loro estro; altri cercare il genitore per intrattenere insieme una lettura ; altri volersi rendere autonomi nella  lettura mentre un genitore fa lo stesso

C'è chi poi,  provenendo dalla Germania, dall' Austria, dalla Francia, etc  non conosce la lingua italiana dei testi e  si sofferma sulle immagini ma vuole imparare qualche nuova parola della terra che lo sta ospitando   

Una bella e variegata modalità educativa di approccio alla lettura e ai testi  per favorire l’immaginazione,  il

pensiero critico , aumentare la ricchezza linguistica ed elaborare attraverso gli eroi e protagonisti molti vissuti assopiti ma pronti a trovare l'abbraccio di un racconto.



 


Ai bimbi più grandi, a volte , attrae anche riscoprire i libri cartonati e tattili con curiosa modalità divertita ma sicura ricerca di passati echi infantili

Qualche  bimbo più intraprendente ed osservatore, improvvisa un libro tutto suo, creato con materiali naturali  recuperai nel giardino o in qualche escursione come gli   stecchi secchi, sassolini, pigne, foglie,  perline, etc 





L’ambiente rilassato, il verde è il silenzio della casa vacanze aiuta a fare spazio a immagini e parole che trovano spunto dalle pagine ingiallite del tempo oppure recenti ma sempre vive di progettualità, stimoli  ideativi  e magari una pittura trova strada in un foglio bianco.

 In effetti, si può diventare degli aspiranti  pittori, grazie   agli stimoli di una bella vacanza!


per informazioni su CASA VACANZE GEMMA a Cividale del Friuli👇👇👇














giovedì 9 gennaio 2025

La storia e la filastrocca del pozzo di Grupignano ( Cividale del Friuli UD) Tris Nonno Antonio Iuan con il suo coraggio e amore per un paese

 

     La  storia del  pozzo

 di Grupignano




Questa è  la storia reale, resa filastrocca, di una impresa difficile che diede, ad una piccola comunità, alla fine dell'ottocento un bene prezioso: l'acqua attraverso il suo pozzo.

Il  pozzo  di Grupignano ha la profondità di 67 metri.

Il comune di Cividale  affidò il suo progetto nel 1887 dall'ingegnere Giovanni Manzini, proprio  al centro del paese, costruito in diverse fasi di lavoro ( 15 metri, 24 metri, 57 metri, 67 metri) sino a raggiungere la falda dell'acqua. 

La storia di quel pozzo, un po' mi appartiene

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video della discesa al pozzo a cura dell'Associazione Amis di Grupignan

Chi lo scavò era un mio trisavolo “nonno Antonio Iuan detto il Gallius” un uomo forte, tenace, bravo costruttore che realizzò quell'opera con passione.

Per me, lui e altre figure famigliari, antenati significativi, erano  le fiabe, tante volte raccontate con entusiasmo e partecipazione: bambina, accoccolata ai piedi di mia bisnonna Norina, le sentivo narrare colorate dal coraggio che le aveva attraversate.

                                   Bis Nonna Norina figlia di Iuan Antonio

Mi parlava anche della tristezza di nonno Antonio, suo padre. Lei era il suo contrario: allegra e vivace portava il sole ovunque con il suo canto. Più tardi, dalla nonna Elvira, sua figlia, mi furono raccontati i motivi della sua tristezza: Lui  aveva nel cuore una  figlioletta Ada, scomparsa prematuramente in modo tragico. All'età di otto anni, durante una lezione di scuola in cui le temperature erano rigidissime per l'inverno, il suo vestitino prese fuoco mentre cercava di proteggersi dal freddo vicino alla stufa di carbone.  Lei scappò all'esterno, ma il vento che si era alzato nel frattempo, ebbe la meglio e nessuno riuscì a salvarla.

Quell'impresa che pareva impossibile, ovvero scavare un pozzo profondo, i rischi conseguenti, agli occhi del nonno forse perse di valore perché la tristezza di quella  perdita lo accompagnò per tutta la vita.

Fare qualcosa per gli altri di utile e di prezioso credo gli ridonò un senso e un significato nuovi ridonandogli speranza nella vita.

Scendendo nelle profondità dello scavo, a testa all'ingiù, legato in vita con una corda, con l'ausilio di uno scalpello per trattare gli strati spessi  di roccia dura prima sino a 24 metri e a seguire sino a 57 metri, penso lui si sentisse ogni giorno un po' vicino a quella bambina che amava.



Antonio Iuan detto Gallius

Ai primi di luglio del 1890 il pozzo entrerà in funzione, e a seguire, poiché nuovamente asciutto, venne poi approfondito di altri  metri ancora, in fasi successive, per permettere all'acqua di sgorgare in modo regolare. Intorno al pozzo venne costruito un parapetto, completato con un anello esterno, a cui venne appoggiata la carrucola per far scendere il secchio.

Nel 1922 venne chiuso con il cemento perché non più di utilizzo e  fu costruita, vicino, una scuola elementare e a seguire d'infanzia

Una volta messi in disuso, anche i locali della scuola, negli anni successivi calò il sipario sul pozzo, sino a che  L'associazione Amis di Grupignan  nel 2006 lo  riaprì e  lo ristrutturò dandogli i sembianti con cui oggi appare.

Il pozzo di Grupignano è il più profondo dei 15  pozzi esistenti e censiti  a Cividale

Ai miei antenati; a nonno Antonio; alla piccola Ada e  a tutti i bambini fonte di ispirazione; a zio Italo Nadalutti uomo di grande  saggezza;  a Claudio Mattaloni storico e caro amico d'infanzia con cui  condivido l'amore per il passato che ha ricostruito la storia di questa impresa nel suo libro "la storia liquida. L'acqua nei secoli a Cividale del Friuli" nel 2010;  all' Associazione Amis di Grupignan nella cui sede si trova il pozzo e che gli ha ridonato l'attuale bellezza

dedico questo racconto tra realtà e fantasia, con gratitudine.


Una vecchia foto di fine '800 della fam.Iuan: si vedono nonno Antonio e sua moglie Caterina e, a lato in piedi, la piccola Ada . In braccio alla mamma , Eleonora  (detta Nora Tura) e Luigi



                                 

Io e zio Italo Nadalutti (cultore dei racconti degli antenati che ha pazientemente raccolto ) all'inaugurazione del pozzo con commozione abbiamo ascoltato la storia del nostro antenato e del pozzo. 


La Filastrocca del pozzo ritrovato, tra fantasia e realtà...

(pubblicata sul Nuovo Cividale in occasione dell'inaugurazione del pozzo di Grupignano nel giugno del 2008 e illustrata da mia figlia quando aveva 8 anni)

 

 Era un anno di carestia

e il caldo vento spazzava via

nuvole di fumo dalla strada polverosa in una stagione veramente afosa.

Le vecchine andavan con i secchi pesanti di rame

e i contadini spalavan letame,

odori pesanti nella calura

tutti con difficoltà ad affrontar l'arsura.

Antonio Juan con il cappello a  larga tesa

pensava con ardore  di gettarsi nell'impresa

di scavare un pozzo profondo nel terreno

per dare al paese un futuro sereno

in cui l'acqua non venisse a scarseggiare

e per questo tutti si davano un bel daffare.

Lui chiese aiuto alla Provvidenza

perché gli segnalasse dell'acqua la presenza.

Venne in suo aiuto un topo piccino

che di nome faceva “Pudumer Tino”.

 


Il faccino paffuto e ben colorato,

un simpatico tipo un po' sbadato

che per ottenere un po' di formaggio stagionato

diede all'uomo un parere disinteressato

indicandogli la giusta posizione

dove, dell'acqua, avrebbe trovato il filone.

L'uomo alto e ben piantato

non si sarebbe scoraggiato

e ogni giorno scendendo nel pozzo laggiù

avrebbe scavato con forze di gioventù.

Un martello e un piccone,

una corda e una grande decisione

avrebbero fatto la magia

di creare nella terra una galleria:

un foro ben regolare

dei mattoni a  circolare

lo avrebbero portato quasi al centro,

nel cuore della terra ...giù sino a dentro,

dove zampilla l'acqua cristallina

per portarla con i secchi di rame sino in cima.


Il topino si mise d' impegno

a sostenere l'amico Antonio e il suo disegno:

chiamò così a rapporto tutte le talpe del vicinato

e dopo aver un comizio annunciato

promise a tutte radici in quantità

se il buco si fosse fatto in comunità.

Ci fu in quegli anni un gran lavoro,

fatto con  amore e grande decoro.

Persino un angelo su nel cielo,

diede il suo contributo con molto zelo,

accendendo la luna forte di lassù

perché di notte si vedesse molto di più.

Antonio diede un  nome a quel celeste amico

che una bambina le parve sin dal principio

che gli ricordava Ada, la figlioletta

tanto amata e prediletta.

Quanto amore dietro a questa impresa,

l'amicizia, i legami l'avrebbero  sicuramente resa

possibile in tutta la sua grandiosità

e dato al paese tanta felicità.

L'acqua fu trovata fresca in profondità

e portata alla luce in grande quantità!

Da  quel giorno, le donne e gli uomini assiepati ogni mattina

si ponevano vicini in religiosa fila

rispettando il proprio turno con rispetto

dondolando i secchi vicino al pozzetto.

I contenitori di rame venivano calati con una corda

sino a sentir infondo il tonfo nell'acqua sorda.

Quanta freschezza in quell'acqua cristallina

da gettarsi sulla faccia ogni mattina!!

Antonio e il topino divennero i custodi di quel filone di vita

dopo non essersi risparmiati in  alcuna fatica.

Poi il tempo cancellò il pozzo per l'arrivo delle comodità,

i tubi dell'acqua arrivavano veloci dalla campagna alla città.

Il silenzio sul pozzo calò

ma il ricordo non scemò

e alla fine  ritornò...

solo quando il piccolo topino  Tino Pudumer desideroso

incontrò Claudio ,uno studioso dal cuore curioso: 

lui è uno storico  per  amore e  per passione

che alla ricerca delle radici  si dà con grande dedizione.

I due si capirono al volo,

e una simpatia nacque in un attimo solo.

Un giorno negli archivi polverosi, tra i libri antichi

gli consegnò dei fogli ingialliti

dei vecchi  progetti

in cambio di formaggio a pezzetti...

e la storia  di Antonio Iuan finalmente venne tolta

dal tempo che l'aveva  poi sepolta.

Ancora una volta accadde la magia

che l'amicizia  di un topino e di uno storico con curiosità

si sia spinta  nella storia

 in” profondità”

...in profondità.

...in profondità

Come  aveva fatto anni prima il coraggioso Juan Antonio,

Claudio consegnò alla comunità nuovamente un patrimonio!

Ora  quel pozzo dell'acqua costruito con grande passione

è  stato dopo anni ricostruito  da una Associazione

che ama e rispetta le proprie radici

e ricorda momenti lontani e felici,

dimostrando con affetto e cuore sincero

per la propria terra , il proprio paese , amore vero!

Grazie diciam tutti

Grazie a questi paesani ,a Grupignano e a questi suoi frutti!


Credo che ogni famiglia abbia delle storie famigliari da raccontare ai propri figli di forza e di coraggio, tenerezza e tristezza, tenacia e fragilità.

La forza emotiva di queste testimonianze orali  si trasmettono dagli anziani ai più giovani  con tante modifiche e aggiunta di particolari ma con essi scorre la linfa della ricchezza emotiva del ricordo e di connessioni tra generazioni che è bene non vengano perse.

Queste storie di radici, ritengo siano una preziosa fonte, "un pozzo", appunto, da cui attecchire  conoscenze, informazioni e saggezza di vita


Rosa Rita Formica

Cividale, 10 gennaio 2025 

 


      

                                                    





venerdì 30 agosto 2024

Casa vacanze Gemma: storia di una esperienza educativa; Alcune riflessioni pedagogiche

 

Un viaggio di mille miglia comincia sempre con il primo passo”. Lao Tzu

 


 

L’esperienza di ospitalità a” casa vacanze Gemma “ a Cividale del Friuli (Ud) in questi mesi estivi In cui ho accolto famiglie e bambini, mi ha permesso di ascoltare come le vacanze siano un “progetto immaginale e poi reale” non distante dalla “ natura” della famiglia stessa e dal suo stile di vita.

C’è chi giunge con un programma in mente e non se ne vuole discostare;

chi invece, si muove assecondando ciò che incontra, nella convinzione che il viaggio sia preferibile alla meta, ed è  pronto a modificare i piani a fronte di suggerimenti e spunti offerti da chi  vive, i luoghi visitati, nella loro quotidianità;

c’è chi, poi segue, quasi per metodo, quanto viene proposto  dagli  host cercando magari conforto e sostegno al proprio percorso di vacanza ipotizzato dagli inizi, volendosi  sentire " a casa" perché  sorretti, in richieste di accoglienza.

Per le coppie genitoriali ho osservato:

genitori che assecondano le esigenze dei più piccoli rispettando i loro bisogni sonno e veglia,  il loro desiderio di gioco e di uscire o restare;

chi, invece, vede come prioritarie le esigenze dei grandi, perché vacanza diventa anche questo e il figlio/i segue ….

c’è chi fa della giocosità una buona risposta e si diverte  anche nel  ruolo genitoriale perché scopre, fa emergere “la  leggerezza” , una chiave preziosa da evidenziare in vacanza che spalanca ogni porta difficile persino da socchiudere;

c’è chi, invece, proprio  in vacanza, vede emergere le contraddizioni  e le fatiche educative sostenute o magari “ coperte” dalla presenza  quotidiana dei nonni e degli educatori ed entra in crisi. Una crisi utile da cui muovere o far emergere nuovi significati.

Credo che ognuno davvero porta ciò che è, può, sa.



Stili di vita ma anche di "attaccamento" di cui il " mettersi in viaggio" porta in luce..

 Non ne ho giudicato i modi ,  rispolverando la filosofia montessoriana del non giudizio, li ho solo accolti con sensibilità, ascolto attento, leggerezza   sorretta dal   valore delle radici che casa vacanze Gemma propone come messaggio ( il tema  delle " senza radici non si vola" resta importante ) fatta di storia ma anche di oggetti, mura, piante secolari, etc

Era bene che ogni genitore evidenziasse il  proprio stile educativo  in uno spazio  fisico e relazionale di accoglimento.

Con la lingua madre ,ovvero l'italiano, è stato più facile interagire e intercettare significati; ma anche in lingua inglese, pur non essendo un " drago" in tal senso, e masticando un inglese che io chiamo "maccheronico" a tratti, ho cercato con divertimento di far comprendere come, l'imperfezione, ( il Signor Errore montessoriano) faccia parte del viaggio e della sua bellezza,  e così anche, l'essere genitori di buona volontà più che perfetti!   

Il luogo di casa vacanze, diventa anche  spazio quando incontra turisti che raccontano di usi tradizioni, storia, cultura e  cercano di ascoltare  il racconto di  locali modo di essere. Così, tradizioni di  regioni italiane ma anche estere quali Austria, Germania, Inghilterra , Spagna etc.  trovano voce. 


Negli incontri di vita, e di vacanza nel giardino di casa Gemma, sotto al vecchio ciliegio,   si intrecciano ,anche, le  storie famigliari di nonni in guerra, emigrati, storie d’amore lontane nel tempo, difficili o a buon fine, figli scapestrati che da “pecore nere” cambiano o portano in luce visione famigliari sepolte, etc . il tutto da alleggerire  davanti  a un buona caffè e una fetta di torta , al fresco del giardino in serate cantate dai grilli.

Narrazioni condivise che intrecciano significati, come un tempo si faceva seduti in strada nelle sere d’estate, in un internet reale, fatto di volti.

Emergono sogni, passioni, creatività, mestieri...

Anche questo fa parte "dell'0spitalità delle radici" in cui credo attraverso cui non si affitta solo uno spazio ma anche un modo di essere.



Il viaggio tra restare ed andare , sapere già e conoscere:

Arrivare e partire oscilla tra mondi e modi possibili che allargano comunque l’anima e l’esistenza e la rendono più espansa.

 Porto con me il volto dei più piccoli e le loro parole.

Sono bimbi di un “nuovo mondo” … attento e reattivo alle sfumature e per questo più sensibile.

.....gatto Puf visto dai più piccoli

Significativo è stato il contributo in questi mesi, di mio marito Roberto che ringrazio, a conferma del fatto che energie molto  diverse come le nostre, mettono al servizio visioni diverse che se integrate  possono muovere significato. 

Ringrazio anche nostra figlia Carlotta che, quando ha potuto, visto il suo impegno professionale, ha dato una mano con le traduzioni.

Magico è stato anche gatto Puf che ha intrattenuto gli ospiti grandi e piccini con un sorriso. Lo sento molto nel cuore e ci dialogo in modo  silenzioso e affettuoso: credo,  che proprio lui mi abbia mostrato, in questi anni, che  il silenzio, il gioco di sguardi, le coccole e i gesti  contengano  tutte le lingue del mondo!

 


Per info : 👉casa Vacanze Gemma


giovedì 8 agosto 2024

Il fiume Natisone e La filastrocca a lui dedicata scritta da Rosa Rita Formica (pedagogista)

 





Ho scritto questa filastrocca che è stata parte di un progetto promosso dal comune e dal titolo "Il Natisone per tutti" tenutasi il 14 maggio 2022 a Cividale del Friuli

Vuole essere una dedica ai bambini e alla mia città così suggestiva, una “ perlina” ricca di storia e di sfumature, incastonata in un paesaggio ampio tra le montagne e le colline, e una pianura di coltivazioni e prati. 

Ho sentito che dovevo gratitudine alla sua cura e presenza in questi anni nella mia vita, che si è manifestata attraverso i suoi scorci naturali, i suoi camminamenti lungo il fiume Natisone, dallo scorrere lento e inesorabile, i suoi profumi di fiori e di sambuco, il soffio del suo vento che pare rivitalizzare la canicola dei momenti cittadini più lenti.

Le parole sono uscite dal mio cuore in modo veloce, e ricordo di averla scritta in pochissimo tempo, di getto, ispirandomi alla vecchia leggenda del ponte del diavolo che noi cividalesi conosciamo benissimo tramandata oralmente da generazioni.

Ma chi è il Natisone? Chi è questo protagonista così magico nel cuore di molti cividalesi e turisti? Cos’è questo corso d’acqua che scorre tranquillo a tratti impetuoso?

Nelle belle pagine dedicate al contratto del fiume che invito a seguire sul sito  https://contrattofiumenatisone.it

trovo scritto

“”Il Natisone nasce al confine nelle vicinanze di Prosenicco (frazione di Taipana), tra il Friuli-Venezia Giulia e la Slovenia, a 415 metri di quota. Le sue acque derivano dalla confluenza del Rio Bianco e del Rio Nero che scendono dalle falde del Monte Maggiore e dal Gabrovig. 

 



Il Fiume Natisone si sviluppa poi per una lunghezza totale di 55 km, dando origine a un bacino di 327 kmq colmo di ricchezze naturalistiche e ambientali e biodiversità

Nella prima parte del suo corso il fiume è caratterizzato da un regime per lo più torrentizio, dirigendosi verso sud-est in direzione di valli caratterizzate da rocce calcaree e marnose, costeggiando il confine tra Italia e Slovenia. 

Dopo aver aggirato il paese di Longo e aver raggiunto il Monte Mia e il Monte Matajur, il Natisone riceve le acque dei torrenti Namlen e Jamnik, raggiungendo in maniera tortuosa Sella di Caporetto.

Dirigendosi ancora a sud, rientra nuovamente in Italia al valico di Stupizza, nel comune di San Pietro al Natisone, da cui la valle prende il suo nome, per poi scendere fino a 190 metri di quota. 

La portata resta modesta ma il suo letto si allarga nei pressi di Pulfero: in questo tratto accoglie le acque delle sorgenti Poiana, Arpit e Naklanz, di alcuni torrentelli come il Jauarščak, il Tarčešnjak, e lo Zejac. 

Inoltre, all’altezza di Ponte San Quirino, riceve da sinistra le acque dell’Alberone, Erbezzo e Cosizza, provenienti dalle omonime valli, riunite nel torrente Azzida.

Ed è proprio in questa zona che il Natisone ha scavato alcune notevoli forre, specie in prossimità di Vernasso. 

Ma è dopo Cividale che il fiume Natisone entra nel suo tratto infossato, scorrendo in profonde forre calcaree e continuando così, in maniera selvaggia, fino a Manzano e a San Giovanni al Natisone, mentre le rive si abbassano gradatamente.

Dopo Manzano, all’altezza di Trivignano Udinese, il fiume scompare nella falda, congiungendosi con il torrente Torre.

l nome Natisone deriva dal latino “natare” (nuotare) e compare già nei testi di geografia antica di Plinio come un fiume che con il Torre, bagnava la città di Aquileia. 

Dagli scritti del geografo Strabone si legge come il fiume Natisone fosse navigabile da navi da carico dal mare alla città, con un percorso di 60 stadi (10.656 km). 

Erodiano, descrivendo l’assedio del 238 dopo Cristo parla di un fluvium praeter fluere Aquilejam che offriva difesa di fossa e sussidio d’acqua”””””. 

Ascolto, leggendo e conoscendolo dal vivo, che il suo attraversare terreni diversi per paesaggio e cultura lo rende così speciale.

Le sue acque hanno un colore bellissimo smeraldino e riflettono fedelmente i colori del cielo nei momenti di limpidezza offrendo paesaggi suggestivi.

Ed ora invito i lettori ad ascoltare le note di questa filastrocca con l’augurio che possa risvegliare il desiderio di vederne le acque e le rocciose sponde; viverne il suo vento e ammirare dal ponte del diavolo i suggestivi Matajur e Monte Nero che in qualche modo sono li, a fargli da genitori simbolici nell’immaginario di chi guarda .

La filastrocca del Natisone





Sul Ponte del Diavolo guardo la suggestione

dello scorrere del Natisone.

Il monte Nero e il Matajur fanno da sfondo

allo scrosciar delle acque limpido e giocondo.

Lui nasce con grande amore

da un monte che di nome fa Maggiore

Si porta poi in terra slovena

e in Italia ritorna in piena.


Boschi e valli attraversa chiaccherone

perché vuole darsi l’occasione

di respirare aria pura e aria buona

che prende a prestito da ogni zona!

Con Elfi, Fate, Folletti  e Agane

tiene stretto un solido legame.

Grotte e anfratti molto sassosi





ospitano gli animaletti più timorosi. Anatre cigni e aironi

volano sulle sue acque come fosse una leggiadra occasione,

di rinvigorir le ali al vento,

quando nel suo letto soffia con determinato convincimento.

L’Aria o il vento di bora più impetuoso,

si fanno sentire sul Ponte del Diavolo in modo sinuoso:

ogni abito tende a svolazzare

e ogni parte del corpo finisce così per raffreddare.

In ogni stagione, il Natisone accoglie il turista,

rinfrancato da questa bella vista,

caratterizzata da molta frescura

che persiste, si rende avvolgente, e così nel cuore si fa duratura.

Sicuramente la storia ha attraversato le sue sponde

quando popolazioni straniere sono giunte con culture feconde.

Celti, Longobardi e Romani

hanno fondato e costruito la città di Cividale a piene mani,

donando al territorio storia tradizioni e cultura

che regalano ad un popolo una trama solida che ancora perdura.

 

 



L’acqua gioiosa e fresca d’estate,

accoglie il cuore con belle passeggiate.

Grazie al suo scorrere, ognuno fa propria la possibilità,

di rigenerarsi dall’esistenza pesante, ad ogni età.

Nel suo color d’acque smeraldino,

la bellezza fa capolino

per cui pare un verde trasparente di luce,

gettato sul gretto da un sole che preziosità produce.

La sua piena porta carico d’acqua in stagione autunnale

e rami e foglie a sé raccoglie, che fermarla a nulla vale!

La leggenda del suo ponte racconta della fiabesca costruzione

che fu una controversa questione!

Si narra che un sindaco e un diavolo si sono messi a confronto

per costruire un solido monumento di muratura senza

alcuno sconto!

 










Il diavolo ha chiesto un’anima in cambio del suo intervento

che sarebbe durato solo l’esatto giro del sole nel firmamento.

Il sindaco ha domandato una costruzione che sopravvivesse

alle stagioni severe

e ad ogni genere di intemperie.

Il patto fu sancito da una stretta di mano

perché ogni agire non fosse vano.

Il diavolo con tutto il suo ardimento

pose in opera il suo intendimento.

 



  

Prese una unica pietra enorme dalle vallate

perché sostenesse le due arcate

e divenisse base solida di questa architettura,

resistente ad ogni temperatura,

e unisse le sponde del cividalese,

senza avere troppe spese.

Quando l’opera fu realizzata,

l’anima in cambio fu domandata.

Il sindaco ammirando tanta bellezza,

comprese che giocar doveva di destrezza:

mise, pertanto, in un sacco colorato

un furbo cagnolino del vicinato

che si sarebbe dimostrato veloce nella corsa

e fuggito avrebbe potuto, così, dalla borsa.











Quando il diavolo aprì il legaccio,

comprese che doveva togliersi dall’impaccio,

di essere stato preso per il naso

da un essere umano, e non a caso!

Lasciò libero l’animaletto

ma si arrabbiò così tanto per il dispetto

che andò gridando a Castelmonte come un forsennato

e nella sua grotta con l’Angelo fu relegato.



I cittadini felici e contenti gli dedicarono solo il nome

“Ponte del diavolo” per ricordare la vicenda e la questione

dove il bene e il male si erano incontrati

e per costruire si erano alleati,

 generando una strana magia

che aprir potè una terza via!

 Credo sia un prezioso insegnamento che questo fiume

getta silente

e lo fa con scorrere sapiente.

Negli anni, nei secoli che sono stati





e quelli che verranno e ci vedranno cambiati,

sarà l’amore e la cura che gli daremo

se con accuratezza lo conserveremo

da cittadini impegnati insieme,

a portare il suo e il nostro Bene.



 

Rosa Rita Formica (pedagogista e scrittrice di fiabe)

 



Le foto sono state scattate da me nel corso di questi ultimi anni

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