La storia del pozzo
di Grupignano
Questa è la storia reale, resa filastrocca, di una impresa difficile che diede, ad una piccola comunità, alla fine dell'ottocento un bene prezioso: l'acqua attraverso il suo pozzo.
Il pozzo di Grupignano ha la profondità di 67 metri.
Il comune di Cividale affidò il suo progetto nel 1887 dall'ingegnere Giovanni Manzini, proprio al centro del paese, costruito in diverse fasi di lavoro ( 15 metri, 24 metri, 57 metri, 67 metri) sino a raggiungere la falda dell'acqua.
La storia di quel
pozzo, un po' mi appartiene
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video della discesa al pozzo a cura dell'Associazione Amis di Grupignan
Chi lo scavò era un mio trisavolo “nonno Antonio Iuan detto il Gallius” un uomo forte, tenace, bravo costruttore che realizzò
quell'opera con passione.
Per me, lui e altre figure famigliari, antenati significativi, erano le fiabe, tante volte raccontate con entusiasmo e partecipazione: bambina, accoccolata ai piedi di mia bisnonna Norina, le sentivo
narrare colorate dal coraggio che le aveva attraversate.
Bis Nonna Norina figlia di Iuan Antonio
Mi parlava anche della tristezza di nonno
Antonio, suo padre. Lei era il suo contrario: allegra e vivace portava il sole ovunque con il suo canto. Più tardi, dalla nonna Elvira, sua figlia, mi furono raccontati i motivi della sua tristezza: Lui aveva nel cuore
una figlioletta Ada, scomparsa
prematuramente in modo tragico. All'età di otto
anni, durante una lezione di scuola in cui le temperature erano rigidissime per l'inverno, il suo vestitino prese fuoco mentre cercava
di proteggersi dal freddo vicino alla stufa di carbone. Lei scappò all'esterno,
ma il vento che si era alzato nel frattempo, ebbe la meglio e nessuno riuscì a
salvarla.
Quell'impresa che pareva impossibile, ovvero scavare un pozzo profondo, i rischi conseguenti, agli occhi del nonno
forse perse di valore perché la tristezza di quella perdita lo accompagnò per tutta la vita.
Fare qualcosa per gli altri di utile e di prezioso credo gli ridonò un senso e un significato nuovi ridonandogli speranza nella vita.
Scendendo
nelle profondità dello scavo, a testa all'ingiù, legato in vita con una corda, con l'ausilio di uno scalpello per trattare gli strati spessi di roccia dura prima sino a 24 metri e a seguire sino a 57 metri, penso lui si sentisse ogni giorno un po' vicino a quella
bambina che amava.
Antonio Iuan detto Gallius
Ai primi di luglio del 1890 il pozzo entrerà in funzione, e a seguire, poiché nuovamente asciutto, venne poi approfondito di altri metri ancora, in fasi successive, per permettere all'acqua di sgorgare in modo regolare. Intorno al pozzo venne costruito un parapetto, completato con un anello esterno, a cui venne appoggiata la carrucola per far scendere il secchio.
Nel 1922 venne chiuso con il cemento perché non più di utilizzo e fu costruita, vicino, una scuola elementare e a seguire d'infanzia
Una volta messi in disuso, anche i locali della scuola, negli anni successivi calò il sipario sul pozzo, sino a che L'associazione Amis di Grupignan nel 2006 lo riaprì e lo ristrutturò dandogli i sembianti con cui oggi appare.
Il pozzo di Grupignano è il più profondo dei 15 pozzi esistenti e censiti a Cividale
Ai miei antenati; a nonno Antonio; alla piccola Ada e a
tutti i bambini fonte di ispirazione; a zio Italo Nadalutti uomo di grande saggezza; a Claudio Mattaloni storico e caro amico d'infanzia con
cui condivido l'amore per il
passato che ha ricostruito la storia di questa impresa nel suo libro "la storia liquida. L'acqua nei secoli a Cividale del Friuli" nel 2010; all' Associazione Amis di Grupignan nella cui sede si trova il pozzo e che gli ha ridonato l'attuale bellezza
dedico questo racconto tra realtà
e fantasia, con gratitudine.
Una vecchia foto di fine
'800 della fam.Iuan: si vedono nonno Antonio e sua moglie Caterina e, a lato
in piedi, la piccola Ada . In braccio alla mamma , Eleonora (detta Nora Tura) e Luigi

Io e zio Italo Nadalutti (cultore dei racconti degli antenati che ha pazientemente raccolto ) all'inaugurazione del pozzo con commozione abbiamo ascoltato la storia del nostro antenato e del pozzo.
La Filastrocca del pozzo ritrovato, tra fantasia e realtà...
(pubblicata sul Nuovo Cividale in occasione dell'inaugurazione del pozzo di Grupignano nel giugno del 2008 e illustrata da mia figlia quando aveva 8 anni)
Era un anno di carestia
e il caldo vento spazzava via
nuvole di fumo dalla strada polverosa in una stagione
veramente afosa.
Le vecchine andavan con i secchi pesanti di rame
e i contadini spalavan letame,
odori pesanti nella calura
tutti con difficoltà ad affrontar l'arsura.
Antonio Juan con il cappello a larga tesa
pensava con ardore
di gettarsi nell'impresa
di scavare un pozzo profondo nel terreno
per dare al paese un futuro sereno
in cui l'acqua non venisse a scarseggiare
e per questo tutti si davano un bel daffare.
Lui chiese aiuto alla Provvidenza
perché gli segnalasse dell'acqua la presenza.
Venne in suo aiuto un topo piccino
che di nome faceva “Pudumer Tino”.
Il faccino paffuto e ben colorato,
un simpatico tipo un po' sbadato
che per ottenere un po' di formaggio stagionato
diede all'uomo un parere disinteressato
indicandogli la giusta posizione
dove, dell'acqua, avrebbe trovato il filone.
L'uomo alto e ben piantato
non si sarebbe scoraggiato
e ogni giorno scendendo nel pozzo laggiù
avrebbe scavato con forze di gioventù.
Un martello e un piccone,
una corda e una grande decisione
avrebbero fatto la magia
di creare nella terra una galleria:
un foro ben regolare
dei mattoni a
circolare
lo avrebbero portato quasi al centro,
nel cuore della terra ...giù sino a dentro,
dove zampilla l'acqua cristallina
per portarla con i secchi di rame sino in cima.
Il topino si mise d' impegno
a sostenere l'amico Antonio e il suo disegno:
chiamò così a rapporto tutte le talpe del vicinato
e dopo aver un comizio annunciato
promise a tutte radici in quantità
se il buco si fosse fatto in comunità.
Ci fu in quegli anni un gran lavoro,
fatto con amore e
grande decoro.
Persino un angelo su nel cielo,
diede il suo contributo con molto zelo,
accendendo la luna forte di lassù
perché di notte si vedesse molto di più.
Antonio diede un
nome a quel celeste amico
che una bambina le parve sin dal principio
che gli ricordava Ada, la figlioletta
tanto amata e prediletta.
Quanto amore dietro a questa impresa,
l'amicizia, i legami l'avrebbero sicuramente resa
possibile in tutta la sua grandiosità
e dato al paese tanta felicità.
L'acqua fu trovata fresca in profondità
e portata alla luce in grande quantità!
Da quel giorno, le
donne e gli uomini assiepati ogni mattina
si ponevano vicini in religiosa fila
rispettando il proprio turno con rispetto
dondolando i secchi vicino al pozzetto.
I contenitori di rame venivano calati con una corda
sino a sentir infondo il tonfo nell'acqua sorda.
Quanta freschezza in quell'acqua cristallina
da gettarsi sulla faccia ogni mattina!!
Antonio e il topino divennero i custodi di quel filone di
vita
dopo non essersi risparmiati in alcuna fatica.
Poi il tempo cancellò il pozzo per l'arrivo delle
comodità,
i tubi dell'acqua arrivavano veloci dalla campagna alla
città.
Il silenzio sul pozzo calò
ma il ricordo non scemò
e alla fine
ritornò...
solo quando il piccolo topino Tino Pudumer desideroso
incontrò Claudio ,uno studioso dal cuore curioso:
lui è uno storico
per amore e per passione
che alla ricerca delle radici si dà con grande dedizione.
I due si capirono al volo,
e una simpatia nacque in un attimo solo.
Un giorno negli archivi polverosi, tra i libri antichi
gli consegnò dei fogli ingialliti
dei vecchi
progetti
in cambio di formaggio a pezzetti...
e la storia di
Antonio Iuan finalmente venne tolta
dal tempo che l'aveva
poi sepolta.
Ancora una volta accadde la magia
che l'amicizia di
un topino e di uno storico con curiosità
si sia spinta
nella storia
in” profondità”
...in profondità.
...in profondità
Come aveva fatto
anni prima il coraggioso Juan Antonio,
Claudio consegnò alla comunità nuovamente un patrimonio!
Ora quel pozzo
dell'acqua costruito con grande passione
è stato dopo anni
ricostruito da una Associazione
che ama e rispetta le proprie radici
e ricorda momenti lontani e felici,
dimostrando con affetto e cuore sincero
per la propria terra , il proprio paese , amore vero!
Grazie diciam tutti
Grazie a questi paesani ,a Grupignano e a questi suoi
frutti!
Credo che ogni famiglia abbia delle storie famigliari da
raccontare ai propri figli di forza e di coraggio, tenerezza e tristezza, tenacia e fragilità.
La forza emotiva di queste testimonianze orali si
trasmettono dagli anziani ai più giovani con tante modifiche e aggiunta di particolari ma con essi scorre la linfa della ricchezza emotiva del ricordo e di connessioni tra generazioni che è bene non vengano perse.
Queste storie di radici, ritengo
siano una preziosa fonte, "un pozzo", appunto, da cui attecchire conoscenze, informazioni e saggezza di vita
Rosa Rita Formica
Cividale, 10 gennaio 2025