Ho scritto questa filastrocca che è stata parte di un progetto promosso dal comune e dal titolo "Il Natisone per tutti" tenutasi il 14 maggio 2022 a Cividale del Friuli
Vuole essere una dedica ai bambini e alla mia città così
suggestiva, una “ perlina” ricca di storia e di sfumature, incastonata in un
paesaggio ampio tra le montagne e le colline, e una pianura di coltivazioni e
prati.
Ho sentito che dovevo gratitudine alla sua cura e presenza
in questi anni nella mia vita, che si è manifestata attraverso i suoi scorci
naturali, i suoi camminamenti lungo il fiume Natisone, dallo scorrere lento e
inesorabile, i suoi profumi di fiori e di sambuco, il soffio del suo vento
che pare rivitalizzare la canicola dei momenti cittadini più lenti.
Le parole sono uscite dal mio cuore in modo veloce, e
ricordo di averla scritta in pochissimo tempo, di getto, ispirandomi alla
vecchia leggenda del ponte del diavolo che noi cividalesi conosciamo benissimo
tramandata oralmente da generazioni.
Ma chi è il Natisone? Chi è questo protagonista così magico
nel cuore di molti cividalesi e turisti? Cos’è questo corso d’acqua che scorre
tranquillo a tratti impetuoso?
Nelle belle pagine dedicate al contratto del fiume che
invito a seguire sul sito https://contrattofiumenatisone.it
trovo scritto
“”Il Natisone nasce al
confine nelle vicinanze di Prosenicco (frazione di Taipana), tra il
Friuli-Venezia Giulia e la Slovenia, a 415 metri di quota. Le sue acque
derivano dalla confluenza del Rio Bianco e del Rio Nero che scendono dalle
falde del Monte Maggiore e dal Gabrovig.
Il Fiume Natisone si sviluppa poi per una lunghezza
totale di 55 km, dando origine a un bacino di 327 kmq colmo di ricchezze
naturalistiche e ambientali e biodiversità
Nella prima parte del suo corso il fiume è
caratterizzato da un regime per lo più torrentizio, dirigendosi verso sud-est
in direzione di valli caratterizzate da rocce calcaree e marnose, costeggiando
il confine tra Italia e Slovenia.
Dopo aver aggirato il paese di Longo e aver raggiunto
il Monte Mia e il Monte Matajur, il Natisone riceve le acque dei torrenti
Namlen e Jamnik, raggiungendo in maniera tortuosa Sella di Caporetto.
Dirigendosi ancora a sud, rientra nuovamente in Italia
al valico di Stupizza, nel comune di San Pietro al Natisone, da cui la valle
prende il suo nome, per poi scendere fino a 190 metri di quota.
La portata resta modesta ma il suo letto si allarga
nei pressi di Pulfero: in questo tratto accoglie le acque delle sorgenti
Poiana, Arpit e Naklanz, di alcuni torrentelli come il Jauarščak, il
Tarčešnjak, e lo Zejac.
Inoltre, all’altezza di Ponte San Quirino, riceve da
sinistra le acque dell’Alberone, Erbezzo e Cosizza, provenienti dalle omonime
valli, riunite nel torrente Azzida.
Ed è proprio in questa zona che il Natisone ha scavato
alcune notevoli forre, specie in prossimità di Vernasso.
Ma è dopo Cividale che il fiume Natisone entra nel suo
tratto infossato, scorrendo in profonde forre calcaree e continuando così, in
maniera selvaggia, fino a Manzano e a San Giovanni al Natisone, mentre le rive
si abbassano gradatamente.
Dopo Manzano, all’altezza di Trivignano Udinese, il
fiume scompare nella falda, congiungendosi con il torrente Torre.
l nome Natisone deriva dal latino “natare” (nuotare) e
compare già nei testi di geografia antica di Plinio come un fiume che con il
Torre, bagnava la città di Aquileia.
Dagli scritti del geografo Strabone si legge come il
fiume Natisone fosse navigabile da navi da carico dal mare alla città, con un
percorso di 60 stadi (10.656 km).
Erodiano, descrivendo
l’assedio del 238 dopo Cristo parla di un fluvium praeter fluere
Aquilejam che offriva difesa di fossa e sussidio d’acqua”””””.
Ascolto, leggendo e conoscendolo
dal vivo, che il suo attraversare terreni diversi per paesaggio e cultura lo
rende così speciale.
Le sue acque hanno un colore
bellissimo smeraldino e riflettono fedelmente i colori del cielo nei momenti di
limpidezza offrendo paesaggi suggestivi.
Ed ora invito i lettori ad
ascoltare le note di questa filastrocca con l’augurio che possa risvegliare il
desiderio di vederne le acque e le rocciose sponde; viverne il suo vento e
ammirare dal ponte del diavolo i suggestivi Matajur e Monte Nero che in
qualche modo sono li, a fargli da genitori simbolici nell’immaginario di chi
guarda .
La filastrocca del Natisone
Sul Ponte del Diavolo guardo la suggestione
dello scorrere del Natisone.
Il monte Nero e il Matajur fanno da sfondo
allo scrosciar delle acque limpido e giocondo.
Lui nasce con grande amore
da un monte che di nome fa Maggiore
Si porta poi in terra slovena
e in Italia ritorna in piena.
Boschi e valli attraversa chiaccherone
perché vuole darsi l’occasione
di respirare aria pura e aria buona
che prende a prestito da ogni zona!
Con Elfi, Fate, Folletti e Agane
tiene stretto un solido legame.
Grotte e anfratti molto sassosi
ospitano gli animaletti più timorosi. Anatre cigni e aironi
volano sulle sue acque come fosse una leggiadra occasione,
di rinvigorir le ali al vento,
quando nel suo letto soffia con determinato convincimento.
L’Aria o il vento di bora più impetuoso,
si fanno sentire sul Ponte del Diavolo in modo sinuoso:
ogni abito tende a svolazzare
e ogni parte del corpo finisce così per raffreddare.
In ogni stagione, il Natisone accoglie il turista,
rinfrancato da questa bella vista,
caratterizzata da molta frescura
che persiste, si rende avvolgente, e così nel cuore si fa
duratura.
Sicuramente la storia ha attraversato le sue sponde
quando popolazioni straniere sono giunte con culture
feconde.
Celti, Longobardi e Romani
hanno fondato e costruito la città di Cividale a piene mani,
donando al territorio storia tradizioni e cultura
che regalano ad un popolo una trama solida che ancora
perdura.
L’acqua gioiosa e fresca d’estate,
accoglie il cuore con belle passeggiate.
Grazie al suo scorrere, ognuno fa propria la possibilità,
di rigenerarsi dall’esistenza pesante, ad ogni età.
Nel suo color d’acque smeraldino,
la bellezza fa capolino
per cui pare un verde trasparente di luce,
gettato sul gretto da un sole che preziosità produce.
La sua piena porta carico d’acqua in stagione autunnale
e rami e foglie a sé raccoglie, che fermarla a nulla vale!
La leggenda del suo ponte racconta della fiabesca
costruzione
che fu una controversa questione!
Si narra che un sindaco e un diavolo si sono messi a
confronto
per costruire un solido monumento di muratura senza
alcuno sconto!
Il diavolo ha chiesto un’anima in cambio del suo intervento
che sarebbe durato solo l’esatto giro del sole nel
firmamento.
Il sindaco ha domandato una costruzione che sopravvivesse
alle stagioni severe
e ad ogni genere di intemperie.
Il patto fu sancito da una stretta di mano
perché ogni agire non fosse vano.
Il diavolo con tutto il suo ardimento
pose in opera il suo intendimento.
Prese una unica pietra enorme dalle vallate
perché sostenesse le due arcate
e divenisse base solida di questa architettura,
resistente ad ogni temperatura,
e unisse le sponde del cividalese,
senza avere troppe spese.
Quando l’opera fu realizzata,
l’anima in cambio fu domandata.
Il sindaco ammirando tanta bellezza,
comprese che giocar doveva di destrezza:
mise, pertanto, in un sacco colorato
un furbo cagnolino del vicinato
che si sarebbe dimostrato veloce nella corsa
e fuggito avrebbe potuto, così, dalla borsa.
Quando il diavolo aprì il legaccio,
comprese che doveva togliersi dall’impaccio,
di essere stato preso per il naso
da un essere umano, e non a caso!
Lasciò libero l’animaletto
ma si arrabbiò così tanto per il dispetto
che andò gridando a Castelmonte come un forsennato
e nella sua grotta con l’Angelo fu relegato.
“Ponte del diavolo” per ricordare la vicenda e la questione
dove il bene e il male si erano incontrati
e per costruire si erano alleati,
generando una strana magia
che aprir potè una terza via!
getta silente
e lo fa con scorrere sapiente.
Negli anni, nei secoli che sono stati
e quelli che verranno e ci vedranno cambiati,
sarà l’amore e la cura che gli daremo
se con accuratezza lo conserveremo
da cittadini impegnati insieme,
a portare il suo e il nostro Bene.
Rosa Rita Formica (pedagogista
e scrittrice di fiabe)
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