giovedì 8 agosto 2024

Il fiume Natisone e La filastrocca a lui dedicata scritta da Rosa Rita Formica (pedagogista)

 





Ho scritto questa filastrocca che è stata parte di un progetto promosso dal comune e dal titolo "Il Natisone per tutti" tenutasi il 14 maggio 2022 a Cividale del Friuli

Vuole essere una dedica ai bambini e alla mia città così suggestiva, una “ perlina” ricca di storia e di sfumature, incastonata in un paesaggio ampio tra le montagne e le colline, e una pianura di coltivazioni e prati. 

Ho sentito che dovevo gratitudine alla sua cura e presenza in questi anni nella mia vita, che si è manifestata attraverso i suoi scorci naturali, i suoi camminamenti lungo il fiume Natisone, dallo scorrere lento e inesorabile, i suoi profumi di fiori e di sambuco, il soffio del suo vento che pare rivitalizzare la canicola dei momenti cittadini più lenti.

Le parole sono uscite dal mio cuore in modo veloce, e ricordo di averla scritta in pochissimo tempo, di getto, ispirandomi alla vecchia leggenda del ponte del diavolo che noi cividalesi conosciamo benissimo tramandata oralmente da generazioni.

Ma chi è il Natisone? Chi è questo protagonista così magico nel cuore di molti cividalesi e turisti? Cos’è questo corso d’acqua che scorre tranquillo a tratti impetuoso?

Nelle belle pagine dedicate al contratto del fiume che invito a seguire sul sito  https://contrattofiumenatisone.it

trovo scritto

“”Il Natisone nasce al confine nelle vicinanze di Prosenicco (frazione di Taipana), tra il Friuli-Venezia Giulia e la Slovenia, a 415 metri di quota. Le sue acque derivano dalla confluenza del Rio Bianco e del Rio Nero che scendono dalle falde del Monte Maggiore e dal Gabrovig. 

 



Il Fiume Natisone si sviluppa poi per una lunghezza totale di 55 km, dando origine a un bacino di 327 kmq colmo di ricchezze naturalistiche e ambientali e biodiversità

Nella prima parte del suo corso il fiume è caratterizzato da un regime per lo più torrentizio, dirigendosi verso sud-est in direzione di valli caratterizzate da rocce calcaree e marnose, costeggiando il confine tra Italia e Slovenia. 

Dopo aver aggirato il paese di Longo e aver raggiunto il Monte Mia e il Monte Matajur, il Natisone riceve le acque dei torrenti Namlen e Jamnik, raggiungendo in maniera tortuosa Sella di Caporetto.

Dirigendosi ancora a sud, rientra nuovamente in Italia al valico di Stupizza, nel comune di San Pietro al Natisone, da cui la valle prende il suo nome, per poi scendere fino a 190 metri di quota. 

La portata resta modesta ma il suo letto si allarga nei pressi di Pulfero: in questo tratto accoglie le acque delle sorgenti Poiana, Arpit e Naklanz, di alcuni torrentelli come il Jauarščak, il Tarčešnjak, e lo Zejac. 

Inoltre, all’altezza di Ponte San Quirino, riceve da sinistra le acque dell’Alberone, Erbezzo e Cosizza, provenienti dalle omonime valli, riunite nel torrente Azzida.

Ed è proprio in questa zona che il Natisone ha scavato alcune notevoli forre, specie in prossimità di Vernasso. 

Ma è dopo Cividale che il fiume Natisone entra nel suo tratto infossato, scorrendo in profonde forre calcaree e continuando così, in maniera selvaggia, fino a Manzano e a San Giovanni al Natisone, mentre le rive si abbassano gradatamente.

Dopo Manzano, all’altezza di Trivignano Udinese, il fiume scompare nella falda, congiungendosi con il torrente Torre.

l nome Natisone deriva dal latino “natare” (nuotare) e compare già nei testi di geografia antica di Plinio come un fiume che con il Torre, bagnava la città di Aquileia. 

Dagli scritti del geografo Strabone si legge come il fiume Natisone fosse navigabile da navi da carico dal mare alla città, con un percorso di 60 stadi (10.656 km). 

Erodiano, descrivendo l’assedio del 238 dopo Cristo parla di un fluvium praeter fluere Aquilejam che offriva difesa di fossa e sussidio d’acqua”””””. 

Ascolto, leggendo e conoscendolo dal vivo, che il suo attraversare terreni diversi per paesaggio e cultura lo rende così speciale.

Le sue acque hanno un colore bellissimo smeraldino e riflettono fedelmente i colori del cielo nei momenti di limpidezza offrendo paesaggi suggestivi.

Ed ora invito i lettori ad ascoltare le note di questa filastrocca con l’augurio che possa risvegliare il desiderio di vederne le acque e le rocciose sponde; viverne il suo vento e ammirare dal ponte del diavolo i suggestivi Matajur e Monte Nero che in qualche modo sono li, a fargli da genitori simbolici nell’immaginario di chi guarda .

La filastrocca del Natisone





Sul Ponte del Diavolo guardo la suggestione

dello scorrere del Natisone.

Il monte Nero e il Matajur fanno da sfondo

allo scrosciar delle acque limpido e giocondo.

Lui nasce con grande amore

da un monte che di nome fa Maggiore

Si porta poi in terra slovena

e in Italia ritorna in piena.


Boschi e valli attraversa chiaccherone

perché vuole darsi l’occasione

di respirare aria pura e aria buona

che prende a prestito da ogni zona!

Con Elfi, Fate, Folletti  e Agane

tiene stretto un solido legame.

Grotte e anfratti molto sassosi





ospitano gli animaletti più timorosi. Anatre cigni e aironi

volano sulle sue acque come fosse una leggiadra occasione,

di rinvigorir le ali al vento,

quando nel suo letto soffia con determinato convincimento.

L’Aria o il vento di bora più impetuoso,

si fanno sentire sul Ponte del Diavolo in modo sinuoso:

ogni abito tende a svolazzare

e ogni parte del corpo finisce così per raffreddare.

In ogni stagione, il Natisone accoglie il turista,

rinfrancato da questa bella vista,

caratterizzata da molta frescura

che persiste, si rende avvolgente, e così nel cuore si fa duratura.

Sicuramente la storia ha attraversato le sue sponde

quando popolazioni straniere sono giunte con culture feconde.

Celti, Longobardi e Romani

hanno fondato e costruito la città di Cividale a piene mani,

donando al territorio storia tradizioni e cultura

che regalano ad un popolo una trama solida che ancora perdura.

 

 



L’acqua gioiosa e fresca d’estate,

accoglie il cuore con belle passeggiate.

Grazie al suo scorrere, ognuno fa propria la possibilità,

di rigenerarsi dall’esistenza pesante, ad ogni età.

Nel suo color d’acque smeraldino,

la bellezza fa capolino

per cui pare un verde trasparente di luce,

gettato sul gretto da un sole che preziosità produce.

La sua piena porta carico d’acqua in stagione autunnale

e rami e foglie a sé raccoglie, che fermarla a nulla vale!

La leggenda del suo ponte racconta della fiabesca costruzione

che fu una controversa questione!

Si narra che un sindaco e un diavolo si sono messi a confronto

per costruire un solido monumento di muratura senza

alcuno sconto!

 










Il diavolo ha chiesto un’anima in cambio del suo intervento

che sarebbe durato solo l’esatto giro del sole nel firmamento.

Il sindaco ha domandato una costruzione che sopravvivesse

alle stagioni severe

e ad ogni genere di intemperie.

Il patto fu sancito da una stretta di mano

perché ogni agire non fosse vano.

Il diavolo con tutto il suo ardimento

pose in opera il suo intendimento.

 



  

Prese una unica pietra enorme dalle vallate

perché sostenesse le due arcate

e divenisse base solida di questa architettura,

resistente ad ogni temperatura,

e unisse le sponde del cividalese,

senza avere troppe spese.

Quando l’opera fu realizzata,

l’anima in cambio fu domandata.

Il sindaco ammirando tanta bellezza,

comprese che giocar doveva di destrezza:

mise, pertanto, in un sacco colorato

un furbo cagnolino del vicinato

che si sarebbe dimostrato veloce nella corsa

e fuggito avrebbe potuto, così, dalla borsa.











Quando il diavolo aprì il legaccio,

comprese che doveva togliersi dall’impaccio,

di essere stato preso per il naso

da un essere umano, e non a caso!

Lasciò libero l’animaletto

ma si arrabbiò così tanto per il dispetto

che andò gridando a Castelmonte come un forsennato

e nella sua grotta con l’Angelo fu relegato.



I cittadini felici e contenti gli dedicarono solo il nome

“Ponte del diavolo” per ricordare la vicenda e la questione

dove il bene e il male si erano incontrati

e per costruire si erano alleati,

 generando una strana magia

che aprir potè una terza via!

 Credo sia un prezioso insegnamento che questo fiume

getta silente

e lo fa con scorrere sapiente.

Negli anni, nei secoli che sono stati





e quelli che verranno e ci vedranno cambiati,

sarà l’amore e la cura che gli daremo

se con accuratezza lo conserveremo

da cittadini impegnati insieme,

a portare il suo e il nostro Bene.



 

Rosa Rita Formica (pedagogista e scrittrice di fiabe)

 



Le foto sono state scattate da me nel corso di questi ultimi anni

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